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L’edizione 2008 del Festival Nazionale Cinema, Teatro e Televisione del Comune di Villa Basilica (Lucca), affidato dall’Amministrazione Comunale alla Direzione Artistica del Giornalista Franco Mariani e all’organizzazione tecnica dell’Associazione Firenze Promuove, ha premiato Enzo Tortora, alla memoria.
Enzo Tortora, nato a Genova il 30 novembre 1928 e morto a Milano il 18 maggio 1988, è stato un giornalista, conduttore radiofonico e televisivo, deputato per il Partito Radicale al Parlamento Europeo, candidatura arrivatagli in segno di sostegno per una clamorosa vicenda giudiziaria dalla quale è uscito completamente riabilitato pochi mesi prima di morire.
Dopo aver conseguito a Genova la laurea in giornalismo, lavorando in alcuni spettacoli con Paolo Villaggio, entra in RAI a ventitré anni, con lo spettacolo radiofonico “Campanile d’oro”.
La prima apparizione in video è del 1956, quando presenta, in coppia con Silvana Pampanini, “Primo Applauso”.
Le sue prime trasmissioni di grande successo risalenti all’inizio degli anni sessanta sono “Telematch “ e soprattutto “Campanile sera”, in cui è spesso inviato esterno.
Dopo un breve periodo passato alla Televisione Svizzera, in cui presenta “Terzo Grado”, torna in RAI per condurre “Il gambero”.
Dal febbraio 1965 conduce la “Domenica Sportiva”, trasformandola radicalmente, anche attraverso gli ospiti per la prima volta presenti in studio.
Nel maggio dello stesso anno tiene anche a battesimo la prima edizione di “Giochi senza frontiere”, di cui è il primo presentatore italiano.
Con Mike Bongiorno, Corrado e Pippo Baudo divenne uno dei presentatori televisivi più noti e popolari di quegli anni.
I quattro appariranno insieme in televisione una sola volta, in “Sabato Sera” del 1967, in un siparietto in cui Mina li invitò a cantare e ballare con lei.
Nel 1969 viene licenziato in tronco dalla RAI a causa della pubblicazione di una intervista sul settimanale Oggi.
Inizia così a lavorare per diverse emittenti private e testate giornalistiche.
Diventa vicepresidente della prima tv via cavo italiana, Telebiella e partecipa alla fondazione di Telealtomilanese e di Antenna 3 Lombardia.
Il 1977 è l’anno del suo nuovo ritorno in Rai, al fianco di Raffaella Carrà, con “Accendiamo la lampada”.
Sarà il 1978 l’inizio della stagione di maggior successo di Tortora. In quell’anno debutterà “Portobello.”
La trasmissione, considerata la madre della televisione degli anni novanta, batterà ogni record di ascolto precedente. Infatti in essa si poterono vedere quasi tutte le idee che saranno poi protagoniste dei successivi format tv come “Stranamore”, “Carràmba che sorpresa”,” I cervelloni”, “Chi l’ha visto?”.
Il 3 novembre del 1977 tiene a battesimo l’emittente Antenna 3 Lombardia di Legnano.
Nel 1982 passa a Retequattro per condurre “Cipria”.
Conduce infine con Pippo Baudo alcune puntate della rubrica “Italia parla”.
La carriera di Tortora viene bruscamente interrotta il 17 giugno 1983, mentre sul fronte lavorativo è impegnato a registrare un programma per le vicine elezioni, quando viene arrestato con l’accusa di associazione per delinquere di stampo camorristico dalla Procura di Napoli.
L’accusa si basava di fatto solo su un’agendina trovata nell’abitazione di un camorrista con sopra scritto a penna un nome che apparve essere all’inizio il suo, con a fianco un numero di telefono.
Seguenti indagini calligrafiche proveranno che il nome non fosse Tortora bensì Tortona. Il recapito telefonico non era quello del presentatore e l’unico contatto che Tortora ebbe con uno degli accusatori, Giovanni Pandico fu per dei centrini provenienti dal carcere in cui era detenuto lo stesso Pandico, che erano stati indirizzati al presentatore perché venissero venduti all’asta del programma Portobello.
Tortora scrisse una lettera a Pandico per scusarsi, in quanto la redazione di Portobello, oberata di materiale inviato da tutta Italia, li aveva smarriti. La vicenda si concluse con un assegno di rimborso del valore di 800.000 lire.
Il presentatore sconta sette mesi di carcere – ottenendo tre colloqui con i magistrati inquirenti e continuando la sua detenzione agli arresti domiciliari per motivi di salute.
Nel giugno del 1984 Enzo Tortora viene eletto deputato al Parlamento Europeo nelle liste del Partito Radicale, che ne sosterrà le battaglie giudiziarie.
Il 17 settembre 1985 Tortora viene condannato a dieci anni di carcere, principalmente grazie alle accuse di altri pentiti.
Il 9 dicembre 1985 il Parlamento Europeo respinge all’unanimità la richiesta di autorizzazione a procedere nei confronti dell’eurodeputato Enzo Tortora per oltraggio a magistrato in udienza.
Il 31 dicembre 1985 si dimette da europarlamentare e, rinunciando all’immunità parlamentare, resta agli arresti domiciliari.
Il 15 settembre 1986 Enzo Tortora viene assolto con formula piena dalla Corte d’Appello di Napoli e i giudici smontano in tre parti le accuse rivolte dai camorristi, per i quali inizia un processo per calunnia: secondo i giudici, infatti, gli accusatori del presentatore – quelli legati a clan camorristici – hanno dichiarato il falso allo scopo di ottenere una riduzione della loro pena.
Enzo Tortora torna in televisione il 20 febbraio del 1987, quando ricomincia con il suo Portobello.
Il ritorno in video è toccante, il pubblico in studio lo accoglie con una lunga standing ovation.
Tortora, leggermente invecchiato e fisicamente molto provato dalla terribile vicenda passata, pronuncia serenamente la famosa frase: “Dunque, dove eravamo rimasti? Potrei dire moltissime cose e ne dirò poche. Una me la consentirete: molta gente ha vissuto con me, ha sofferto con me questi terribili anni. Molta gente mi ha offerto quello che poteva, per esempio ha pregato per me, e io questo non lo dimenticherò mai. E questo “grazie” a questa cara, buona gente, dovete consentirmi di dirlo. L’ho detto, e un’altra cosa aggiungo: io sono qui, e lo so anche, per parlare per conto di quelli che parlare non possono, e sono molti, e sono troppi; sarò qui, resterò qui, anche per loro. Ed ora cominciamo, come facevamo esattamente una volta”.
Tortora sarà assolto definitivamente dalla Corte di Cassazione il 17 giugno 1987, a quattro anni esatti dal suo arresto.
Il caso Tortora porterà, in quello stesso anno, al referendum sulla responsabilità civile dei magistrati: in quella consultazione votò il 65% degli aventi diritto, l’80% dei quali si espresse per l’estensione della responsabilità civile anche ai giudici.
Enzo Tortora muore la mattina del 18 maggio 1988 nella sua casa di Milano, stroncato da un tumore che molti hanno ritenuto di origine psicologica, cioè scatenato dall’enorme stress psicologico sofferto per le vicende giudiziarie.
A Tortora è stata dedicata la Biblioteca Enzo Tortora a Roma e la Fondazione per la Giustizia Enzo Tortora, presieduta dalla compagna, Francesca Scopelliti.
Enzo Tortora ha pubblicato i seguenti volumi:
“Le forche Caudine”, sul mondo dello spettacolo negli anni sessanta;
“Cara Silvia – Lettere per non dimenticare”, raccolta di lettere alla figlia Silvia, Marsilio, Collana Le Maschere, Venezia, giugno 2003.
“Enzo Tortora. Per una giustizia giusta”, Kaos edizioni, marzo 2006.
Alla sua memoria, soprattutto per ricordare il suo impegno a favore dell’emittenza locale, è stato dedicato il libro Il mucchio selvaggio dei noti giornalisti Dotto e Piccinini.
Sulla vicenda di Tortora è stato anche girato il film “Un uomo perbene” di Maurizio Zaccaro, con un eccellente Michele Placido nel ruolo del protagonista.
Nel maggio 2008 esce il libreria la prima biografia mai realizzata su Enzo Tortora, “Applausi e sputi. Le due vite di Enzo Tortora” scritta da Vittorio Pezzuto e pubblicata da Sperling&Kupfer.
Interessante anche la puntata a lui dedicata della trasmissione di RAI Educational “La storia siamo noi” curata da Giovanni Minoli con la collaborazione della figlia di Tortora Silvia, facente parte stabile della redazione della trasmissione.
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