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Sulle cause del disastro, e soprattutto sul mancato allarme alla popolazione, la Procura di Firenze aprì un inchiesta.
Il Procuratore della Repubblica Nicola Serra dette incarico di seguire tale inchiesta al Procuratore aggiunto Masini e ai Sostituti Caponnetto e Vigna.
Pier Luigi Vigna, aveva all’epoca 33 anni: “Alcune voci – ha ricordato Vigna in più occasioni – indicavano negli scarichi delle dighe dell’Enel, a monte di Firenze, la responsabilità dell’alluvione. Noi indagammo. Solo che gli addetti agli invasi, temendo per le loro responsabilità, falsi carono grossolanamente i registri degli scarichi. Con Caponnetto andammo su alle dighe e iniziammo a interrogare gli addetti: ‘Hai compilato tu i registri?’. ‘No’. ‘Bene: dentro per falsa testimonianza’. A un certo punto arrivò un ingegnere: ‘Guardate che se continuate così devo togliere la luce a Firenze perché non m’è rimasto nessun dipendente’. Alla ne non incriminammo nessuno. Durante le indagini maturammo l’idea che il Prefetto fosse responsabile per omicidio colposo. Fin dalla sera del 3 novembre era stato sull’Arno e aveva visto il progredire delle acque. Avesse dato l’allarme, qualcosa si sarebbe salvato. Solo che non lo incriminammo perché quando venne fuori questa nostra impostazione, l’allora Procuratore Generale della Corte d’Appello, Aldo Sica, avocò a sé il caso. È stata l’unica inchiesta per la quale ho versato una lacrimuccia”.
© 2016 Franco Mariani e Mattia Lattanzi
Testo dalla mostra fotografica da loro curata.
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