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Proiettato a Palazzo Vecchio in anteprima mondiale il documentario dei Carabinieri su l’Alluvione di Firenze del 1966

Edizione del: 5 ottobre 2019

Presentato e proiettato in antemprima mondiale, sabato 5 ottobre, a Palazzo Vecchio, nella prestigiosa e storica Sala d’Arme, oggi trasformata in sala multimediale, con proiezioni giganti su tutte le sette pareti, il documentario “Carabinieri Angeli del Fango – Alluvione di Firenze del 1966” realizzato dai Carabinieri, con la regia di Franco Mariani e le riprese video e montaggio di Mauro Pocci.

A fine serata sono state oltre 12mila le persone che hanno visto il documentario.

Il Comune di Firenze-Presidenza del Consiglio Comunale e l’Associazione Firenze Promuove hanno deciso, nell’ambito delle celebrazioni ufficiali per l’Anniversario dell’Alluvione di Firenze, e in occasione del 160 anniversario della presenza dei Carabinieri in Toscana, di ospitare tale evento.

All’evento hanno partecipato numerose autorità e soprattutto i vertici nazionali e regionali dell’Arma, tra cui i Generali Nicola Masciulli e Claudio Cogliano, rispettivamente Comandanti della Legione Toscane e della Scuola Marescialli e Brigadieri, il Colonello Antonino Neosi Capo Ufficio Storico del Comando Generale dell’Arma dei Carabinieri, il Colonnello Salvatore Scafuri, Ispettore Regionale dell’Associazione Nazionale Carabinieri, i Presidenti del Consiglio Comunale di Firenze Luca Milani e di Firenze Promuove Franco Mariani, e il produttore esecutivo del documentario il Maresciallo Maggiore Liberatore Francesco Memoli.

Tutto il mondo conosce e ha presente l’alluvione che la mattina del 4 novembre 1966 colpì la città di Firenze, da sempre riconosciuta come capitale mondiale della cultura. Eppure in quell’occasione, non emerse dal fango l’operato dell’Arma dei Carabinieri, soprattutto quello (da alluvionati) degli oltre 700 allievi del 59º corso Sottufficiali, la cui scuola venne anch’essa sommersa dalla furia dell’Arno.

Il documentario, dopo oltre cinquant’anni di silenzio, ne ricostruisce storicamente l’intervento grazie a documenti, foto, video, e soprattutto le testimonianze dirette di alcuni di loro.

Il documentario, prodotto dal Maresciallo Maggiore Liberatore Francesco Memoli, si avvale delle ricerche storiche dei giornalisti Franco Mariani e Mattia Lattanzi, ed è stato curato da Franco Mariani, con riprese video e montaggio di Mauro Pocci, utilizzando materiale video e fotografico d’archivio dell’Associazione Firenze Promuove e dell’Arma dei Carabinieri.

Le interviste ai testimoni diretti di quanto accadde nel novembre 1966 sono state realizzate da Mariani nel marzo scorso a Firenze, in occasione dello scoprimento della lapide commemorativa su l’operato del 59° Corso, apposta dal Comune di Firenze sulla facciata esterna della ex Scuola di Piazza Stazione, Scuola che l’anno prossimo celebrerà i 100 anni di fondazione e presenza a Firenze.

Il documentario è stato poi proiettato a ritmo continuato dalle 9 alle 19 con ingresso gratuito per dare modo ai fiorentini e ai turisti in visita a Palazzo Vecchio di vedere quanto accadde nel 1966.

Il documentario è disponibile in dvd e può essere richiesto scrivendo alla e-mail lifmemoli@gmail.com o chiamando il 328/8785360

Questi i discorsi pronunciati:

DISCORSO DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO COMUNALE LUCA MILANI

Il Comune di Firenze, attraverso la Presidenza del Consiglio Comunale e l’Associazione Firenze Promuove, nell’ambito delle celebrazioni ufficiali per l’Anniversario dell’Alluvione di Firenze e in occasione del 160° anniversario della presenza dei Carabinieri in Toscana, hanno deciso di ospitare in Palazzo Vecchio la proiezione del documentario:

 “Carabinieri Angeli del Fango-Alluvione di Firenze 1966”

realizzato dall’Associazione Nazionale Carabinieri con la collaborazione dell’Arma dei Carabinieri.

Un grazie sentito all’Associazione Nazionale Carabinieri, al Colonnello Salvatore Scafuri, al Presidente di Firenze Promuove, Franco Mariani, che da oltre 25 anni organizza le cerimonie ufficiali dell’anniversario dell’Alluvione del 1966, per aver voluto e realizzato questo  documentario e questa presentazione.

Per tutto il giorno di oggi 5 ottobre, (dalle ore 9 alle ore 19), con ingresso libero, in questa bellissima Sala d’Arme di Palazzo Vecchio, sarà possibile assistere alla proiezione a ritmo continuato del documentario in sistema multimediale su tutte le pareti.

Tutto il mondo conosce e ha presente l’alluvione che la mattina del 4 novembre 1966 colpì la città di Firenze, da sempre riconosciuta come capitale mondiale della cultura. Eppure nei giorni successivi e per molto tempo ancora, non “emerse dal fango” l’operato dell’Arma dei Carabinieri, soprattutto quello degli oltre 700 allievi del 59º corso Sottufficiali, la cui scuola venne anch’essa sommersa dalla furia dell’Arno.

Questo documentario, dopo oltre cinquant’anni ricostruisce storicamente l’intervento grazie a documenti, foto, video, e soprattutto grazie alle testimonianze dirette di alcuni di loro.

Firenze, per almeno 30 anni, ha rimosso la tragedia che l’ha colpita il 4 di novembre, allontanando il suo fiume dalla vita della città. Adesso piano piano il ruolo del fiume e della sua importanza nella vita della città sta tornando prepotentemente alla ribalta.

Molte città hanno già sviluppato lungo i loro fiumi nuove opportunità di incontro e condivisione e molte nuove attività economiche.

Anche Firenze vuole riscoprire un rapporto nuovo con l’Arno, riattualizzando ad esempio il progetto che l’architetto Roger aveva ideato per il nostro fiume già alla fine degli anni 80 e che il Sindaco Dario Nardella ha recentemente riproposto e vorrei anche ricordare che proprio in questo fine settimana viene proposto il Florence Rivers Festival, due giorni di eventi per vivere l’Arno in modo nuovo con passeggiate e giochi lungo le rive e gite in barca.

Tornando al documentario (le cui immagini stiamo vedendo scorrere), prodotto dal Mar. Maggiore Liberatore Francesco Memoli, si avvale delle ricerche storiche dei giornalisti Franco Mariani e Mattia Lattanzi, ed è stato curato da Franco Mariani, con riprese video e montaggio di Mauro Pocci, utilizzando materiale video e fotografico d’archivio dell’Associazione Firenze Promuove e dell’Arma dei Carabinieri, mentre le interviste ai testimoni diretti di quanto accadde nel novembre 1966 sono state realizzate da Mariani nel marzo scorso a Firenze, in occasione dello scoprimento della lapide commemorativa su l’operato del 59° Corso, apposta dal Comune di Firenze sulla facciata esterna della ex Scuola di Piazza Stazione, Scuola che l’anno prossimo celebrerà i 100 anni di fondazione e presenza a Firenze.

Firenze e l’Arma dei Carabinieri hanno un rapporto di reciproco rispetto e affetto tanto che il 9 marzo scorso, l’Arma dei carabinieri è stata insignita del Fiorino d’oro, massima onorificenza della città e ospitando questo evento, che di fatto apre le celebrazioni ufficiali per il 53° dell’Alluvione di Firenze del 1966, e che avranno il suo culmine il prossimo 4 novembre, continua a testimoniare questa relazione.

I 700 giovani allievi della Scuola Sottufficiali dei Carabinieri si misero a disposizione dei fiorentini, e lo fecero, sentendosi loro stessi alluvionati e fiorentini.

Un aspetto quello di sentirsi orgogliosamente fiorentini, mi ha molto colpito come l’orgoglio che hanno sempre dimostrato a partire da quando, nel 2016, sono ritornati, dopo 50 anni, per la prima volta in città”.

DISCORSO DEL PRESIDENTE FIRENZE PROMUOVE

Presidente Luca Milani,

Generali Nicola Masciulli e Claudio Cogliano,

Autorità,

Membri del 59° Corso,

Gentili Signore e Signori

Nella motivazione del Fiorino d’Oro, il massimo riconoscimento della città di Firenze, che lo scorso 9 marzo è stato assegnato all’Arma dei Carabinieri, ritirato qui in Palazzo Vecchio dal Comandante Generale dell’Arma, Gen. C.A. Giovanni Nistri si legge: “La Scuola Marescialli e Brigadieri, presente dal 1919, è da sempre parte integrante della città avendone condiviso ogni avvenimento, tanto da essere stata in prima linea nelle operazioni di soccorso in occasione dell’alluvione del 4 novembre 1966, con circa 700 Allievi Sottufficiali che, proprio grazie al loro efficace intervento, entrarono a far parte della numerosa schiera degli “Angeli del fango”.

Questo è stato il primo atto pubblico e ufficiale, firmato da un Sindaco, che per la prima volta in assoluto, e dopo 53 anni dal tragico evento, riconosce l’importante apportato svolto a favore di Firenze e dei Fiorentini, dalla totalità della Scuola Sottufficiali Carabinieri per mano degli Allievi del glorioso 59° Corso, durante l’Alluvione del 1966.

Questo passo importante della motivazione – che però quel giorno non solo non è stata letta, ma nemmeno ripresa né nel discorso del Generale Nistri né in quello del Sindaco Dario Nardella – dopo 53 anni, è stato poi fissato a lettere cubitali sulla facciata esterna della ex Scuola di piazza Stazione, grazie all’Associazione Firenze Promuove, sostenuta prima dai vertici del Comando Legione Toscana, prima dal Generale Saltalamacchia e poi dal Generale Matulli.

Il Generale Nistri in Palazzo Vecchio, anche se non riferito all’alluvione del 1966, ha detto: «Chi cade nel fango non sporca solo sé stesso». I 700 Allievi Carabinieri Sottufficiali, assieme al loro Comandante, il Generale Marco Serchi, non solo sono caduti nel fango, ma si sono battezzati nel fango.

Nonostante i fiorentini – ed è bene sottolinearlo anche in questa occasione, così come sicuramente sarà fatto l’anno prossimo in occasione dei 100 anni della presenza a Firenze della Scuola – amano la Scuola Sottufficiali e sono affezionati ai giovani che da 100 anni, alternandosi di generazione in generazione, hanno studiato e vengano a studiare a Firenze, e che, lo sottolineo con forza, da sempre li considerano loro figlioli e nipoti.

Come era bello quando, fino agli anni Ottanta o poco più, allo scattare di ogni ora del grande orologio della stazione, si poteva ammirare il cambio della guardia davanti alla storica garitta.  I fiorentini se erano in centro facevano in modo di essere lì allo scattare dell’ora per assistere a questo antico e rituale gesto quando 4 allievi erano contemporaneamente impiegati nel cambio della guardia.

Questo credo lo possa testimoniare, da fiorentino doc, l’attuale Comandante della Scuola, il Generale Claudio Cogliano, che è cresciuto all’interno della Caserma Scuola di Piazza Stazione, dove il padre carabiniere lavorava.

Lo dico da fiorentino, storico e giornalista: sarebbe bello vedere quella garitta di nuovo “abitata” installandoci una statua di un Carabiniere che ricordi l’antico rito e l’antica e storica presenza della Scuola. Io stesso ho frequentato, fin da adolescente quella Scuola, partecipando e riprendendo con telecamera le varie cerimonie, come può ben testimoniare il Colonnello Scafuri, che ringrazio per quanto ha fatto sempre fatto nei miei confronti, così come verso Firenze Promuove, e che tanto si è speso in questi anni per dare il giusto rilievo gli Allievi del 59° Corso.

Non avete idea di quanto ha dovuto faticare il Colonnello Scafuri, costantemente tampinato in questi anni dal Memoli. Solo per questo si meriterebbe di essere eletto Presidente Nazionale. Si perché il Memoli è peggio del Mariani. So che in questi anni il Generale Cavallo e il Generale Masciulli e i loro subalterni sono rimasti – diciamo “colpiti” dalla mia perseveranza e intraprendenza -, ma vi posso assicurare che il Memoli è peggio di me. Ormai sono più di cinque anni che mi chiama quotidianamente, e più volte al giorno…anche durante la conferenza stampa di lunedì scorso mentre stavamo illustrando questo evento, non ha esitato a chiamarmi sul cellulare.

50 anni nel fango, dicevo, ma “battezzati dal fango”.

Inseriti nei ranghi dell’Arma, ma ancora in formazione, non muniti di mezzi tecnici come invece erano i loro colleghi della territoriale, gli Allievi del 59° Corso, non solo la mattina del 4 novembre 1966 hanno salvato vite umane e animali – con due di loro, il Gen. Serchi e l’Allievo Battista Mazzocchetti decorati di Medaglia d’Argento al Valor Civile per il salvataggio di un anziano civile, più altri con medaglia di bronzo ed encomi solenni –, ma sono stati inviati fin dal giorno dopo e fino alla fine del mese di dicembre, a garantire la sicurezza H24 della città e dei fiorentini da atti di sciacallaggio, che in città, a differenza di altri eventi in Italia come quello, non si registrarono perché da loro prevenuti ed alcuni sventati.

Medaglie di cui però non si trova traccia nei giornali dell’epoca, e che furono consegnate senza nessuna solenne ufficialità, come invece accade in occasioni simili.

A mitigare tale silenzio, è giunta ora nientemeno che la Presidenza Nazionale dell’Associazione Carabinieri, che ha deciso di sostenere il progetto del Maresciallo Maggiore Liberatore Francesco Memoli, di produrre un documentario che racconti per immagini dell’epoca provenienti dal fornito archivio video dell’Associazione Firenze Promuove, e testimonianze dirette, quanto dal 2016 possiamo ampiamente leggere nel capitolo a loro dedicato del libro sull’Alluvione, edito da Giunti, e che ho scritto assieme al collega Mattia Lattanzi, e in forma breve nella targa apposta sulla facciata della loro ex Scuola.

Come ha sottolineato lo stesso Sindaco Dario Nardella “è forte la nostra gratitudine per quello che l’Arma ha fatto in tanti momenti positivi che possono e devono essere raccontati”.

Diversi di questi 700 Allievi erano ancora minorenni, perché all’epoca si diventava maggiorenni a 21 anni, mentre la loro fascia di età andava dai 18 anni in su. Qui a Firenze loro, camminando nel fango lasciato dalle acque minacciose e travolgenti del fiume Arno, sono diventati – con grandi sacrifici – Uomini e Carabinieri.

Concetto questo che riprende ed evidenzia molto bene il Generale Lo Sardo nel documentario quando risponde ad una mia specifica domanda su questo tema.

Sui tanti episodi di cui il 59° Corso è stato protagonista, ne evidenzio solo due: a Ponte Vecchio hanno raccolto dal fango chili e chili di gioielli e beni preziosi delle varie botteghe di orafi che hanno immediatamente consegnato al loro Comandante Mario Serchi, e che dopo essere stati inventariati sono stati passati alla territoriale per essere riconsegnati ai legittimi proprietari; mentre nelle banche cittadine hanno vigilato sulle banconote e titoli vari appesi ad asciugare.

Nessun gioiello ritrovato o banconota esposta, sono stati fatti sparire, passando inermi da questa prova che avrebbe potuto traviare il loro giovanile animo.

Non solo: come i soldati della grande guerra hanno patito la fame – per giorni e giorni hanno mangiato solo cipolle – così come hanno patito il freddo, l’umidità, camminato nel fango, spalato, ripulito, sorvegliato, spogliandosi – loro malgrado – della loro gioventù e diventando uomini.

Questo e tanto altro troverete raccontato in questo documentario che ha avuto l’apporto e il sigillo finale del Comando Generale dell’Arma.

Per essere contenti gli Allievi del 59° Corso ambirebbero a che il Comandante Generale dell’Arma, almeno una volta, prima che ognuno di loro sia definitivamente e permanentemente passato ad altro “servizio”, partecipasse ad un loro incontro. Ad oggi, sempre invitato, non ha mai avuto occasione, per i numerosi impegni, partecipare ai vari eventi. E qui mi rivolgo ai Generali Matulli e Cogliano, affinché intercedano presso l’ex Comandante Provinciale di Firenze e della Legione Toscana, e oggi Comandante Generale dell’Arma, Generale Nistri affinché il prossimo 17 ottobre, quando tutti gli ex del 59° Corso ancora “in servizio”, saranno a Roma, possa partecipare alla proiezione romana di questo documentario o almeno ricevere una loro delegazione al Comando Generale.

In questi mesi di lavorazione Francesco Memoli, come tutti i produttori, è stato costantemente assalito da dubbi e preoccupazioni su come tale lavoro sarebbe stato accolto.

Ebbene chi ha avuto in questi giorni il piacere di ricevere il dvd del documentario ha scritto su facebook: “Ho visto il documentario e, mentre mi passavano dalla mente quei momenti, sono scese lacrime di commozione, nonostante mi ero promesso di stare calmo e tranquillo, …invece. A Francesco Memoli e a tutti coloro che hanno permesso di realizzarlo, va il mio GRAZIE di cuore. Ricordi che sono rimasti e rimarranno custoditi nella mia mente. Domenica prossima lo farò vedere ai miei figli e nipoti”.

Grazie a tutti per la partecipazione, buona visione e soprattutto EVVIVA GLI ALLIEVI DEL 59° CORSO SOTTUFFICIALI CARABINIERI.

DiSCORSO DEL COLONNELLO ANTONINO NEOSI CAPO UFFICIO STORICO DEL COMANDO GENERALE DELL’ARMA DEI CARABINIERI

L’alluvione di Firenze del 4 novembre 1966 suscitò una profonda emozione in tutto il mondo. Le perdite in vite umane furono inferiori alle stime dei primi giorni: i morti furono settanta, i feriti alcune centinaia. Ma quel che colpì furono i danni (alcuni irreparabili) subiti da una delle città del mondo più ricche di cultura e di monumenti. La città di Lorenzo il Magnifico, il più grande mecenate della storia, l’uomo che aveva allevato artisti come Michelangelo, Leonardo da Vinci, Brunelleschi, Giotto, Botticelli. Il mondo intero si strinse intorno a Firenze e si mobilitò per riparare i danni.

Gli “angeli del fango” (i ragazzi che si precipitarono a Firenze per cercare di sanarne le ferite) rimasero sulle rive dell’Arno per settimane, per mesi, per dare una mano ai cittadini (e alle Istituzioni), per ripulire, ricostruire, restaurare. Probabilmente mai, prima di allora e dopo di allora, la solidarietà fu così spontanea e si unì al rammarico per le opere d’arte andate perdute.

A quei tempi non esisteva ancora una struttura di Protezione civile. Toccò alle Forze armate il compito principale nell’organizzazione e nell’espletamento dei soccorsi, non solo a Firenze, ma in tutte le zone d’Italia colpite da quella spaventosa ondata di maltempo. I Carabinieri furono in prima fila per rimuovere le macerie, aiutare i feriti e i cittadini rimasti senza un tetto sotto il quale ripararsi.

In quei giorni drammatici non soltanto Firenze, ma mezza Toscana, tutto il Friuli e larghe zone del Trentino furono alluvionati. Il bilancio complessivo del cataclisma, in tutta la Penisola, fu di 107 morti e nove dispersi, inghiottiti dall’acqua di qualche fiume o torrente. I danni maggiori – oltre che in Toscana – si registrarono in Veneto, in Lombardia e in Emilia. L’Esercito mobilitò 50mila uomini. Molti erano militari di leva e si comportarono da valorosi.

L’Arma mise a disposizione il meglio di cui disponeva: i Nuclei radiomobili, subacquei e quelli a bordo di elicotteri, per un totale di 20mila uomini, 2.195 veicoli e 70 veicoli speciali (50 veicoli blindati M-113, 10 elicotteri, 10 autobotti). I militari dell’Arma non si risparmiarono e 59 rimasero feriti durante le azioni di soccorso.

I carabinieri, raccontò il mese successivo la nostra Rivista, «si sono fatti in quattro, hanno lasciato le loro caserme, le loro case, le loro famiglie in balia delle acque, e sono accorsi in massa, quasi sempre per primi, a soccorrere in tutti i modi le popolazioni, improvvisandosi pompieri, genieri, spalatori, barcaioli, infermieri, postini, panettieri e così via. Peraltro non potevano dimenticare, e non hanno dimenticato anche in frangenti così gravi, il loro dovere primo di tutori dell’ordine: lottare cioè contro la delinquenza, difendere gli averi dei colpiti, frenare il fenomeno degli sciacalli purtroppo ricorrente nelle sciagure collettive, riassicurare alla giustizia gli evasi dalle carceri, prevenire l’opera dei profittatori, disciplinare la distribuzione degli aiuti».

Per il lavoro compiuto in quella che molti definirono «la più vasta calamità che la storia ricordi», la Bandiera dell’Arma fu insignita della Medaglia d’oro al valor civile. Ma la principale ricompensa fu rappresentata dal fatto di aver tratto in salvo 15mila persone, 13.500 capi di bestiame e oltre 1.000 veicoli.

L’opera svolta dagli Allievi della Scuola Sottufficiali dei Carabinieri

Così si chiamava nel 1966 l’Istituto dell’Arma preposto alla formazione dei futuri comandanti di Stazione, già previsto esattamente mezzo secolo prima dal decreto luogotenenziale 5 ottobre 1916, n. 1314 che modificò l’ordinamento dell’Arma prevedendo, per far fronte alla necessità di rendere omogenei gli insegnamenti impartiti ai futuri Comandanti di Stazione.

Tutti i militari della Scuola si distinsero in opere di soccorso e salvataggio e, seppur ancora Allievi in fase di formazione e sicuramente non in possesso di equipaggiamenti idonei alla particolare attività, contribuirono alla causa comune affiancando i militari dell’Arma territoriale e delle articolazioni speciali, sopperendo così alla mancanze indicate attraverso una gran forza di volontà e attingendo alle intrinseche virtù civiche che tutti i carabinieri, al pari anche dei ragazzi che in quei giorni si mobilitarono spontaneamente, dimostrano di possedere già nel momento in cui scelgono di indossare l’uniforme.

D’altronde il soccorso alle popolazioni in caso di calamità naturali da parte dei Carabinieri è già previsto come precisa attribuzione dalle Regie Patenti del 17 novembre del 1821, il cui art. 73 recita che “nei casi d’incendio, d’inondazione e d’altri accidenti di tal sorta, i Carabinieri Reali dovranno al primo avviso, o segnale, recarsi sulla faccia del luogo ed ove non vi si trovino ancora degli Uffiziali di Polizia od altre Autorità  civili, i Comandanti de’ Carabinieri ordineranno; e faranno eseguire tutte le opportune operazioni per ripararvi; essi potranno, occorrendo, richiedere in tal caso, il servizio de’ cittadini, i quali sono obbligati ad obbedire sul campo alle loro intimazioni, ed a somministrare, ove d’uopo,  i cavalli, vetture, ed altri oggetti necessari per soccorrere le persone e le proprietà. Dovranno mentovare ne’ loro verbali i rifiuti o ritardi, che avranno provato in tale circostanza” (il contenuto dell’articolo è stato poi ripreso e riportato nel Regolamento Generale del 12 ottobre 1822   – all’articolo 43).

Nella circostanza, furono tributati ai militari della Scuola:

  • 2 Medaglie d’Argento al Valor Civile (al Comandante della Scuola, Col. Mario Serchi, e al Carabiniere Allievo Sottufficiale Battista Mazzocchetti, con la seguente motivazione: “Richiamato da invocazioni di aiuto, non esitava, insieme ad un subalterno/superiore, ad affrontare coraggiosamente le dilaganti acque alluvionali riuscendo, dopo estenuanti sforzi e con grave rischio personale, a raggiungere e trarre in salvo un uomo che era in procinto di essere travolto dalla vorticosa corrente”. );
  • 1 Medaglia di Bronzo al Valor Civile (al Magg. Onorio Tesi – Aiut. Maggiore della Scuola con la seguente motivazione: “Sebbene inesperto del nuoto, non esitava ad affrontare impetuose acque alluvionali per collaborare al salvataggio di un uomo in procinto di essere travolto dalla vorticosa corrente”);
  • 7 encomi del Comando Generale dell’Arma;
  • 1 encomio solenne del Vice Comandante Generale dell’Arma;
  • 1 encomio del Comando della X Brigata Carabinieri;
  • 763 attestati di benemerenza del Ministero della Difesa Esercito.

Per tutta l’opera di soccorso prestata dall’Arma sul territorio nazionale durante l’alluvione dell’autunno 1966 fu concessa con D.P.R. 19 dicembre 1967 alla Bandiera dell’Arma,  la sua terza M.O.V.C. (delle 10 fino ad oggi attribuitegli) con la seguente motivazione:

In occasione di violente alluvioni abbattutesi sul territorio nazionale l’Arma dei Carabinieri, confermando le sue elette virtù di suprema dedizione al dovere, indomito spirito di sacrificio ed alto senso di solidarietà umana, dava elevatissimo contributo all’opera di soccorso alle popolazioni colpite. Ufficiali, Sottufficiali e Carabinieri dei reparti territoriali, meccanizzati e delle specialità paracadutisti, elicotteristi e sommozzatori, profondendo nella lotta contro l’infuriare degli elementi ogni risorsa fisica, tecnica e morale, si prodigavano con appassionato slancio ed eroico sprezzo del pericolo nel salvataggio di migliaia di vite umane e nel recupero di ingenti quantitativi di materiali. La loro opera meritava ancora una volta la ammirazione e la riconoscenza unanime del Paese”. Autunno 1966.

DISCORSO DEL PORTAVOCE DEL 59° CORSO E PRODUTTORE DEL DOCUMENTARIO Mar. Magg. LIBERATORE FRANCESCO MEMOLI

Signor Presidente del Consiglio Comunale, Luca Milani,

Signor Presidente di Firenze Promuove, Franco Mariani,

Signori Generali, Nicola Masciulli e Claudio Cogliano,

Autorità tutte,

Signore e Signori

È con orgoglio e immenso piacere che oggi, nella doppia veste di portavoce degli ex Allievi Sottufficiali Carabinieri del 59° Corso e di produttore esecutivo, che presento per la prima volta il documentario “CARABINIERI ANGELI DEL FANGO”

Esso vuole essere una testimonianza del reale contributo offerto da quegli allievi durante i giorni dell’alluvione di Firenze del 4 novembre 1966, di cui nessuna traccia si trova nei libri e nei giornali dell’epoca. Anche la tecnologia del tempo fu avara di nostre immagini, ma la determinazione a voler lasciare memoria, ci ha fatto superare ogni ostacolo.

Quei drammatici momenti furono pieni di episodi di nobile-altruismo e di atti-di-coraggio, i quali ci sono poi stati riconosciuti con due medaglie d’argento, al-valor-civile, una di bronzo, al-valor-civile, vari encomi e l’assegnazione, ad ogni singolo allievo, di una medaglia di benemerenza per l’impegno profuso nei gravosi servizi tesi alla salvaguardia del patrimonio artistico e a scongiurare fenomeni di “sciacallaggio”.

La nostra azione non riguardò solo singole azioni isolate, ma fu una partecipazione corale di giovani “ragazzi”, che, pur patendo anch’essi la condizione di alluvionati, con generosità, non risparmiarono alcuna energia nelle operazioni di soccorso.

Ci son voluti 50 anni perché ciò venisse riconosciuto e ora, in ricordo di quei 700 Allievi, sulla facciata esterna della Caserma Mameli, che fu sede della “nostra” Scuola, l’Amministrazione Comunale, grazie all’Associazione Firenze Promuove, ha dedicato una lapide, scoperta il 30 marzo scorso, la cui cerimonia si è svolta alla presenza del Sottosegretario alla Difesa On. Angelo Tofalo e dal fiorentino onorevole Guglielmo Picchi, sottosegretario agli Esteri.

Sento il dovere di ringraziare il Presidente dell’Associazione Nazionale Carabinieri, generale Lo SARDO per aver appoggiato e supportato quello che è stato da sempre un mio /un nostro desiderio; cioè di vedere tradotto in immagini ciò che fu quel periodo e quale il nostro contributo. Purtroppo, al gen. Lo Sardo, impegni di carattere strettamente personali lo hanno trattenuto a Roma.

L’Ispettore Regionale della Toscana, Col Salvatore Scafuri, che salutiamo e ringraziamo per la vicinanza e disponibilità dimostrataci, lo rappresenta egregiamente.

Particolari ringraziamenti vanno al Presidente del Consiglio Comunale, Dr. Luca Milani, e al Giornalista Dr. Franco Mariani, i quali hanno fortemente voluto che la prima proiezione in assoluto si tenesse qui, nel cuore della città di Firenze, ovvero nella prestigiosa sede di Palazzo Vecchio.

Ci tengo ad evidenziare che il giornalista Mariani, già riconosciuto massimo storico dell’alluvione di Firenze, del filmato ne è anche l’autore e il regista, il quale è stato coadiuvato, per le riprese video e nel montaggio, dall’operatore fiorentino Mauro Pocci e, per le ricerche storiche, dal giornalista Mattia Lattanzi.

Le immagini dell’epoca provengono dall’archivio di Firenze Promuove.

A nome del 59° Corso Allievi Sottufficiali, saluto il Generale Claudio Cogliano, fiorentino e nuovo Comandante della Scuola Marescialli e Brigadieri, a cui formulo i migliori auspici per il nuovo incarico. Allo stesso però, umilmente, rivolgo una preghiera:

“Perché non riconsiderare la proposta, avanzata a suo tempo, ma poi accantonata, di intitolare un ambiente interno della nuova Scuola a ricordo degli avvenimenti vissuti dagli Allievi del 59° corso?

Perché non esaltare l’atto eroico dell’allievo Battista MAZZOCCHETTI, decorato (unitamente al Comandante di allora, colonnello Mario Serchi) di medaglia d’argento al valore civile, per aver salvato la vita di una persona a rischio della propria?

Non vorrei sbagliarmi, ma credo che Battista Mazzocchetti sia il primo Carabiniere insignito di medaglia d’argento al valore civile nella veste di Allievo Sottufficiale.

Quale migliore occasione sarebbe, per la Scuola stessa, dimostrare i valori che trasmette? “.

L’accoglimento della proposta darebbe ulteriore lustro all’Istituto e sarebbe di grande insegnamento per i corsi a venire.

Ringrazio poi il Generale Nicola Masciulli, che sempre ci ha benevolmente sostenuti e incoraggiati e che ancora una volta ci onora con la sua presenza.  Ringrazio quindi il Colonnello Antonino Neosi, nuovo Capo Ufficio Storico del Comando Generale dell’Arma, per il suo gradito intervento.

Grazie a tutti voi, che avete partecipato a questo evento, col quale si aprono le celebrazioni ufficiali del 53° anniversario dell’Alluvione, il cui culmine sarà il prossimo 4 novembre.

Dedico questo lavoro in ricordo delle vittime inermi dell’alluvione e dei nostri colleghi che ci hanno lasciati. Su tutti, ricordo il nostro comandante, generale Mario Serchi, che (come sentirete nel documentario) noi chiamavamo affettuosamente “papà Serchi”.

A tutti, grazie ancora e… buona visione.

Riprese video di Franco Mariani e Mattia Lattanzi.

Foto di Franco Mariani, Mattia Lattanzi, Gabriele Mantellini, Sandro Addario.

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