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BREVI NOTE STORICHE SUL GONFALONE DI FIRENZE
DEL GIORNALISTA FRANCO MARIANI
Tratte dal libro
“Il Gonfalone di Firenze e la Famiglia di Palazzo”
edito da Scribo (2019)
A Firenze non è una festa – e neppure una vera cerimonia solenne – se non ci sono il Gonfalone della città di Firenze e il suono delle Chiarine di Palazzo Vecchio.
Il Gonfalone, simbolo della presenza viva della città, è scortato sempre e in ogni uscita, dalla Famiglia di Palazzo, detta anche Famiglia del Gonfalone, in costume rinascimentale.
Attenzione: scortato, non accompagnato, perché, come ribadito con la delibera di Giunta n. 445 del 2009 «i membri della Famiglia del Gonfalone lo accompagnano a salvaguardia della dignità e prestigio del Comune di Firenze».
I colori attuali risalgono al 1251 quando i Ghibellini, in esilio da Firenze, continuavano a ostentare il simbolo di Firenze come fosse il proprio. Fu allora che i Guelfi, che controllavano Firenze, si distinsero dai propri avversari invertendo i colori, che poi sono rimasti inalterati fino ai giorni nostri.
Il Gonfalone di Firenze è un «drappo rettangolare, terminante nella parte inferiore a coda di rondine, di color bianco e misura centimetri 213 in senso verticale e centimetri 137 in senso orizzontale, in cui campeggia il giglio di rosso aperto e bottonato».
Da una nota comunale del 26 dicembre 1902 si viene a conoscenza dell’invio del Gonfalone a Roma in pellegrinaggio alla tomba del Padre della Patria, Re Vittorio Emmanuele II. In tale nota non si parla di Alfieri, Mazzieri, Chiarine, ma soltanto di personale – in una successiva delibera chiamati inservienti –, e non di scorta in costume quattrocentesco, ma in livrea.
Un trafiletto del quotidiano La Nazione nel comunicare la notizia che il 20 dicembre 1902 il Comune adottava un nuovo Gonfalone, istituendo la Famiglia del Gonfalone, scrive «che le antiche livree rosse, dette di gala, usate dagli inservienti comunali (…), poco decorosa per l’Amministrazione Comunale e umiliante per chi la doveva indossare (…) né sostituirla col costume degli antichi valletti, fatto nel 1818 sotto Ferdinando III di Lorena». Allo stato attuale non si trovano notizie sulla foggia di tali livree di gala, né tantomeno di quelle dei valletti del 1818; molto probabilmente entrambe erano comunque diverse, come foggia e tessuti, da quelle che siamo abituati oggi a vedere indossati dalla Famiglia del Gonfalone.
La delibera del 20 dicembre 1902 è essenziale per la storia della Famiglia del Gonfalone: «visto l’estratto del verbale di detta Commissione da cui rilevasi che la Commissione stessa rinvitassi d’urgenza il 12 dicembre corrente, dopo una viva discussione per stabilire a quale epoca storica dovevano riportasi i costumi da proporli, deliberò di prescegliere quello della Repubblica Fiorentina, prendendo come base del costume da studiarsi quello dei trombetti della Signoria effigiati nella tavola comunemente codificata sotto la denominazione di “Cassone degli Adimari” nel quale dipinto sono rappresentate le nozze di Boccaccio Adimari con la Lisa Ricasoli».
Quindi il Gonfalone come lo conosciamo oggi, e la Famiglia del Gonfalone, sono nati ufficialmente il 20 dicembre del 1902 e hanno iniziato il loro servizio il 1° gennaio 1903.
Il primo nucleo della Famiglia del Gonfalone o Famiglia di Palazzo, era composto di soli sette membri, tutti Mazzieri, con relative mazze d’argento, originali della Signoria, eccetto uno che svolgeva, ovviamente, funzione di porta gonfalone, com’era chiamato all’epoca, poi sostituito dalla denominazione di Alfiere. Quindi all’epoca non facevano parte del gruppo né i trombetti e né gli armigeri con corazza, lancia e spada.
Come si apprende dalla delibera del 5 luglio 1904, all’epoca il Gonfalone e la Famiglia del Gonfalone uscivano «soltanto per accompagnare la rappresentanza comunale solo in occasione di feste nazionali» e non per altre occasioni, sia in Firenze sia fuori città.
Il Gonfalone realizzato nel 1902 forse è rimasto in “servizio” per oltre cinquanta anni, visto che la Giunta comunale, il 31 dicembre 1951, con la delibera numero 3186, decretò «la sostituzione per logoramento del gonfalone comunale».
Grazie alla delibera di Giunta numero 29 dell’8 febbraio 1951, si viene a conoscenza che esisteva, probabilmente da diversi decenni, anche un altro «Gonfalone della città di Firenze che veniva issato sulla torre di Palazzo Vecchio in occasione di pubbliche solennità, di dimensioni di metri 5x3metri» che in quella data fu rifatto ex novo a causa di logoramento. Io ho trovato notizia dell’esistenza di questo gonfalone anche in un articolo del Corriere della Sera del 25 novembre 1923.
La vera riforma della Famiglia del Gonfalone avviene solo nel 1933, ovvero trentuno anni dopo da quando questa nacque.
La riforma del 1933 è una pietra miliare nella storia della Famiglia, perché sarà molto sostanziale, sia economicamente sia numericamente, visto che da sette componenti passeranno a ventinove componenti, con diversità di ruoli/uffici, molti nuovi; così come nuovi saranno i costumi e gli accessori e oggetti, tipo le chiarine, la mezza corazza coperta di broccato d’oro, la celata (copricapo degli armigeri) il roncone, la spada corta.
E’ con la delibera n 2185 del 19 settembre 1933 che si parla dell’attuale Famiglia così come la conosciamo nel Terzo Millennio: «Vista la deliberazione della Giunta comunale in data 20 dicembre 1902, con la quale veniva istituita – in sostituzione delle cosiddette “livree di gala” per gli inservienti del Comune – una scorta di sei mazzieri e di una porta-gonfalone in costumi del quattrocento, per precedere la Magistratura comunale nelle sue sortite solenni da Palazzo Vecchio; Visto come sia stata successivamente aumentata la scorta d’onore con l’aggiunta dei “Trombetti”, dei “Fanti della Repubblica” e del “Capo dei Fanti” o “Capitano di Palazzo”. Tenuto presente come sia opportuno disciplinare la sortita della scorta d’onore al Gonfalone del Comune e alla Rappresentanza comunale, affinché essa avvenga soltanto in determinate circostanze;
Delibera
2) In determinate circostanze può essere comandata una scorta ridotta composta di 16 uomini così distribuiti: 4 Fanti della Repubblica; 2 Trombetti; 1 porta Gonfalone; 3 porta bandiere e 6 Mazzieri.
3) La scorta d’onore effettua le sortite in seguito ad ordine del Podestà soltanto insieme al Gonfalone del Comune e alla Rappresentanza comunale per cerimonie solenni sia periodiche che di carattere eccezionale, e per feste tradizionali fiorentine, rievocazioni storiche, eccetera.
4) A seconda dell’importanza o della natura delle manifestazioni di cui sopra la scorta uscirà al completo o in numero ridotto. Il Podestà disporrà caso per caso se la scorta debba essere formata anche con un numero di uomini diverso da quello di cui ai numeri 1 e 2 della presente deliberazione. È fatto assoluto divieto di inviare la scorta d’onore a manifestazioni diverse da quelle sopra indicate o comunque a quelle nelle quali il Comune non intervenga in forma ufficiale».
Questa delibera, importantissima per tanti motivi, di fatto dà una nuova denominazione alla Famiglia del Gonfalone in quanto viene istituita la figura del “Capo dei Fanti” o “Capitano di Palazzo”, che è anche il responsabile/capo della Famiglia. Per questo motivo tutto il gruppo viene chiamato anche Famiglia di Palazzo. Fino ad allora la responsabilità della Famiglia era affidata al Capo degli Uscieri di Palazzo Vecchio, che teneva anche la contabilità per conto dell’ufficio del Sindaco.
Questa figura, che scomparirà definitivamente a cavallo tra gli anni Cinquanta e Sessanta, aveva un vestito molto particolare.
Non sappiamo con esattezza quando le chiarine sono state introdotte in quanto si trovano citate per la prima volta assieme al Gonfalone in un articolo del Corriere della Sera del 12 novembre 1915, mentre come delibere la prima che li riguarda è quella del 1933.
Il 25 agosto 1954 con la delibera n 2283, la Giunta stravolge nuovamente la composizione della Famiglia di Palazzo, dando un nuovo ordinamento: 1 Porta gonfalone, 1 Vice porta gonfalone, 4 Trombettieri, 12 Mazzieri, 1 Capo dei Fanti o Capitano di Palazzo, 6 Fanti, per un totale di 25 persone;
Attualmente la Famiglia è composta da 24 dipendenti comunali che ricoprono i seguenti ruoli ad ogni uscita:
Tutti indossano costumi in panno bianco e rosso e, ad eccezione dei Fanti, un cappuccio a mazzocchio, tipico cappuccio fiorentino composto da un cerchio o cercine ripieno di borra, coperto di panno anche sopra per coprire tutto il capo. In più i Trombetti hanno cuciti sulla gamba destra del pantalone dei triangoli rossi. Curate anche le scarpe: stivali a tronchetto in cuoio con risvolto, tutte fatte artigianalmente a mano, ispirati all’epoca dei costumi.
In alcune cerimonie, come ad esempio il 24 giugno, il 26 luglio, il 10 agosto, un Mazziere porta i ceri che saranno consegnati come offerta al Santo Patrono o compatrono, mentre il Sabato Santo e a Pasqua i Mazzieri portano le bandiere con le insegne della Famiglia dei Pazzi.
Come per i Carabinieri anche per la Famiglia del Gonfalone il 25 aprile 2008 è caduto un tabù, quando per la prima volta, una donna, Francesca Dell’Aria, ha vestito i panni di Mazziere. Fino ad allora, per oltre un secolo, ne avevano fatto parte solo uomini. Tutti, ovviamente, dipendenti comunali, in prevalenza vigili urbani.
Sul Gonfalone sono appuntante quattro medaglie d’oro:
La Medaglia d’Oro al Valore Militare, la prima concessa, è stata attribuita per la lotta e il sacrificio dei fiorentini che riconquistarono la propria libertà dalla dittatura: 11 agosto – 1° settembre 1944.
La Medaglia d’Oro alla Resistenza è stata attribuita il 23 marzo 1961 alla città di Firenze, «custode dei valori della Resistenza».
La Medaglia d’Oro del Concilio Vaticano II è stata attribuita e apposta personalmente da Papa Paolo VI, ovvero da uno Stato Estero, il Vaticano in diretta televisiva in mondovisione su RAI 1, la notte di Natale del 1966, nella cattedrale fiorentina, quando il Pontefice venne a visitare i fiorentini alluvionati. È l’unico gonfalone in tutto il mondo ad avere il privilegio di essere decorato con una Medaglia del Vaticano.
La Medaglia d’Oro al Valor Civile è stata assegnata dal Presidente della Repubblica come riconoscimento ai fiorentini per «le mirabili testimonianze di coraggio, abnegazione, civismo e solidarietà umana dimostrate nel corso delle tragiche giornate dell’alluvione del 4 novembre 1966».
Franco Mariani
Note storiche tratte dal libro di Franco Mariani
“Il Gonfalone di Firenze e la Famiglia di Palazzo”
edito da Scribo (2019) – www.scribo.it
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